La condotta di Evagine è stata scavata con lo scopo di rifornire di acqua l’omonima fonte rifatta fare nel 1800, in stile neoclassico, dal Cardinale Annibale Albani. Già dall’800 vista l’esigua portata d’acqua della condotta, la fonte venne alimentata, tramite tubature in piombo, da altre sorgenti presenti nel limitrofo Orto Botanico.
Il cunicolo drenante si sviluppa prevalentemente in direzione Nord Ovest per circa 54 mt. L’opera, che ha un’altezza media di circa 1,60 mt. è rivestita da una muratura in mattoncini, sino alla prossimità del culmine della condotta in cui affiora la formazione Marnoso Arenacea, alterata e fessurata, da cui scaturiscono le acque di alimentazione dell’antico acquedotto, anche la pavimentazione, della larghezza di circa 0,70 mt., è costituita da mattoncini, confluenti con debole pendenza verso il centro della condotta, per favorire il deflusso delle acque sotterranee. La pavimentazione è caratterizzata spesso da depositi discontinui di carbonato di calcio di colore biancastro che assumono talora una forma lievemente mammellonare. Purtroppo l’alterazione della formazione geologica non ha consentito di effettuare osservazioni dirette sui litotipi presenti nella porzione terminale dell’acquedotto.
L’opera in argomento è stata oggetto di interventi di ristrutturazione nel secolo scorso, come si è desunto dalla documentazione storica reperita in Comune. In particolare sono stati eseguiti dei lavori di consolidamento di un tratto di cunicolo fatiscente, mediante la realizzazione di setti trasversali di contenimento in muratura.
L’opera è intercettata da un pozzo, parzialmente liberato da laterizi dal Gruppo Speleologico Urbinate, situato planimetricamente in corrispondenza dell’abside della Chiesa di San Francesco.
La portata della scaturigine, misurata nel mese di gennaio 2001, è di modesta entità, abbondantemente inferiore a 0,1 l/sec. Le acque non sono utilizzate e si disperdono nella rete fognante del centro storico.