L’isola di Rodi è particolarmente ricca di cavità artificiali quali miniere, luoghi di culto, ricoveri antiaerei e acquedotti.
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Sin dal 1400 veniva effettuata l’estrazione di rame per conto dei duchi di Urbino che utilizzavano il minerale per coniare moneta.
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La miniera di zolfo più importante del bacino sulfureo urbinate, sia per quantità di materiale estratto sia per la lunga vita estrattiva.
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Un’attenta opera di captazione delle scaturigini, in parte di epoca romana, per rifornire d’acqua la città di Urbino.
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Due cisterne di forma rettangolare edificate nei primi anni del ‘900. Nella più grande è ancora ben visibile il torrione del Monte.
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Galleria della Linea Ferroviaria Subappenninica utilizzata come deposito armi.
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Opere idrauliche per raccogliere le acque meteoriche e sotterrane prima di effettuare il terrapieno della stazione di Urbino.
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La condotta di Evagine è stata scavata con lo scopo di rifornire di acqua l’omonima fonte ricostruita nel 1800.
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La condotta, utilizzata come troppo pieno del pozzo-cisterna degli Albani, raccoglieva le acque dell’acquedotto di Santa Lucia.
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Condotta dallo scopo di drenare le acque che potevano compromettere la stabilità delle mura della città.
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Cavità artificiale a doppio ingresso caratterizzata da due tunnel paralleli di elevata pendenza e dalla storia travagliata e misteriosa.
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